domenica 27 ottobre 2013

Elogio dell'Ardore

Un PS ancora prima di iniziare: quell' 'ardore' voleva essere la traduzione latina di 'passione', essendo quest'ultimo l'argomento del post. O voi che conoscete il latino mille volte meglio di me, chiedo venia se ho or ora impropriamente usato cotal termine.

Sono sempre stata una fan sfegatata delle grandi passioni. Mi sono lasciata incantare dalla grande passione di Jack Dawson per Rose DeWitt Bukater sul caro, vecchio (e ormai superinabissato) Titanic. Mi ha lasciato a bocca aperta quella che credo sia stata la passione con cui Jonathan Littell ha scritto il mio libro preferito, Le Benevole, che, per quanto scabroso e narrante una controversissima autobiografia inventata, ha portato me ad appassionarmi talmente tanto al suo fittizio protagonista da credere di aver scorto sulla metro a Parigi un individuo con i lineamenti che gli avevo affidato durante la lettura. E qui, ci vorrebbe una terza passione, tanto per rispettare lo schema di scrittura a triplette che l'altrettanto controverso Prof. Whitsitt ormai anni or sono ci insegnò essere buona norma per la redazione di un CV in inglese. Ma credo che quest'ultimo intervento possa chiudere degnamente la tripletta.

E le mie, di passioni? Dove sono finite? Ne avevo tante, un tempo. O, meglio, c'erano tante cose per cui usavo essere molto appassionata ogni volta che le incontravo sul mio cammino. Idee, film, libri, spettacoli, attività, città, il mondo, opere d'arte e chi più ne ha più ne metta. E il punto, infatti, non è tanto che certe passioni non le ho più. Piuttosto, il punto è che è la passione che nutrivo per certe passioni che mi ha abbandonata. E quindi, in termini più generali, il punto è quando la passione che nutriamo per una certa passione ci abbandona. Quando questo accade, che cosa si fa?

Tornando al fatto che usavo essere una persona molto appassionata, mi viene da pormi un'ulteriore domanda: quand'è che ho smesso di essere appassionata? Quand'è che ho lasciato perdere, ho buttato la spugna e ho rilassato la spina dorsale? Credetemi, quando si è preda di grandi passioni o, meglio ancora, quando si affrontano tante situazioni con grande passione -come, più specificatamente, era mia abitudine fare- è difficile poi vivere giorno dopo giorno con la sensazione che non si è più in grado di provarla, la suddetta passione, quantomeno non per tutto quello che si fa o che si vorrebbe fare.

E allora, in mancanza della passione che muoveva le mie più grandi passioni, ho generalmente finito per tenere due comportamenti opposti: se da un lato la rassegnazione mi ha spesso intrappolata, dall'altro sono stata altrettanto spesso colta da attacchi di esagerazione delle emozioni.

Mi spiego meglio. Una persona che di suo è mossa da grande passione, che affronta la vita con passione (e, si badi bene, con 'passione' non intendo sempre un moto positivo, purtroppo anche la rabbia può essere vissuta con 'passione'), accorgendosi di aver perso per strada questa propria caratteristica, si trova un po' disorientata. Una specie di bimbo sperduto nella giungla della vita dis-passionata. Mi sono appunto accorta di un fatto. Colta da tali momenti di dis-passione, mi sono spesso trascinata giorno dopo giorno in una monotonia rassegnata o, se preferite, in una monotona rassegnazione, aspettando il giorno in cui la passione si sarebbe in me risvegliata e mi avrebbe nuovamente raised up. In altri casi, il che è ancora peggio secondo il mio supermodesto e opinabilissimo parere (e non esagero per intendere il contrario!), ho invece cercato di esagerare quegli stati d'animo che potrebbero portare a una vera passione. Siccome vivere una vita dis-passionatamente è, credo, per una persona abituata a viverla in tutt'altro modo, una tortura cinese se non peggio, solitamente gli stati d'animo da affrontare in situazioni simili sono negativi. E sono quindi gli stati d'animo negativi che ho cercato di esagerare per smuovere la mia assopitissima passione. Ma io mi chiedo, o cara passione, a te che piace tanto star desta e a me che spesso, troppo spesso, manca il sonno, e se facessimo uno scambio equo e solidale? Io ti regalo un po' d'insonnia, ma proprio tutta quella che posso eh?, e tu mi rendi il mio sonno, quello che in quanto essere umano che vorrebbe sopravvivere a domani senza dover pesare un po' troppo sulle esistenze e soprattutto sulla pazienza di coloro i quali devono -ahiloro- aver a che fare con la sottoscritta CI spetta (a me e a quelli che mi devono sopportare) -credo- di diritto. Ed ecco che quindi, dopo questo cortese -spero- appello alla mia passione, mi ritrovavo, come stavo per dire, a essere esageratamente arrabbiata o esageratamente triste. Peggio ancora, anche se questo non è uno stato d'animo, lo ammetto, esageratamente depressa.

Una passione grande, espressione di tante altre mie passioni, è stata da sempre la scrittura. Avevo pensato, poco tempo fa anche, a dire il vero, di profondermi in un elogio alla scrittura. Tuttavia, poi, ho lasciato perdere. E, onestamente, stavo per lasciar perdere anche stavolta. Ma perché non ci hai pensato su due volte e non ti sei resa conto che lasciar perdere sarebbe in effetti stato molto più saggio da parte tua?, chiederete voi che avete  incautamente intrapreso la lettura di cotal intervento. Beh, vi rispondo io, per quanto insulse possano suonare le mie parole, non volevo darla vinta alla dis-passione. Volevo provare un brivido in più che per almeno due buoni motivi non posso provare, per esempio, preparando metanfetamine e rifugiandomi in camper sgangherati in mezzo al deserto del New Mexico (e attenzione agli spoiler NON VOGLIO SAPERE ALTRO, sono arrivata solo alla terza stagione, understand, o voi [ex-]spettatori di Breaking Bad?). Principalmente perché purtroppo non sarei abbastanza scaltra per farla franca così a lungo, pur avendo -probabilmente- una buona spalla su cui contare, e secondariamente perché avevo voglia di esprimere la mia passione immantinente e l'avvio dell'attività poco sopra descritta non sarebbe stato altrettanto immediato.

E tuttavia, devo essere sincera, anche scrivendo queste poche righe senza senso, purtroppo non sono soddisfatta come un tempo. Mi piacciono tante, forse troppe cose, ma non riesco più a portarle avanti tutte insieme. Iniziano anche a piacermi nuove cose, che si aggiungono alle precedenti e non le scalzano via come invece sarebbe molto più comodo, e non sono più in grado di gestire tutto. Ma la cosa più triste è che quindi mi viene da lasciar perdere. E quindi si può dire che per certi versi mi sono abbandonata alla monotona rassegnazione e alla rassegnata monotonia. E allora come fare? Giro la domanda a chi ha deciso di leggere fin qui. Cos'è che ti può smuovere? Cos'è che può far uscire dalla dis-passione e ributtarti a capofitto nella passione? Cos'è che può risollevarti dalla monotona rassegnazione e dalla rassegnata monotonia quando ti coglie?, quell'infame!

Ho ben pensato di cancellare tutto e lasciar perdere, di nuovo. In fondo, mi sono detta, un blog non è il posto migliore dove scaricare i pensieri. Per quello ci sono gli strizzacervelli. O, anche, quaderni a righe che potrei riempire di tutto quello che mi passa per la testa senza stressare il prossimo. Eppure, sento che, per quanto insensato possa essere questo intervento, può darsi che qualcosa smuova. Al momento, non sento alcun moto avviarsi, ma forse arriverà presto. E, nel frattempo, mi godo quello che ho, che, come ho già accennato nel post precedente, non è certo poco né insignificante. E di cui certo nemmeno mi scordo.

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