venerdì 5 luglio 2013

Regole del vivere bene, n.1: sii sincero con te stesso

"La verità mi fa male lo so", così cantava Caterina Caselli. E magari aveva anche ragione. Per certi versi. Forse. In certi casi. Può anche darsi. Ma in tutto questo tempo in (ri-)cerca dello swing, stupendosi ogni volta di essere qualcuno che non conoscevo, chiedendosi dove stessi andando, cosa stessi facendo, perché, se stessi facendo la cosa giusta e infine riuscendo -davvero?- a fare la cosa giusta, ho finito per capire che meglio dirsi le cose come stanno, da subito e senza mezzi termini. Non è che per forza si debba trattare di grandi temi della filosofia. Ma proprio per niente. Molto più spesso di quanto si creda -e forse si voglia- la vita pone l'essere umano davanti a situazioni apparentemente insignificanti che però devono comunque essere affrontate con la stessa sincerità di come si dovrebbe affrontare un interrogatorio presso una stazione di polizia -ok, guardo troppi telefilm, lo so- meglio dire la verità. Forse non ti crederanno (e sto sempre immaginando una situazione da film), cioè, dipende da chi ti trovi davanti, se persone con un briciolo di buon senso o no -argomento che magari un giorno popperà out su una di queste pagine virtuali- ma in generale almeno si sarà a posto con la propria coscienza. Ci si potrà alzare la mattina con la certezza di aver fatto e detto la cosa giusta. Ovvero, la verità.

Ok, vi starete domandando: Ma sicura che disquisire di onestà, di verità, di cosa sia giusto o sbagliato, sia proprio l'espediente migliore per attirare l'attenzione di chiunque abbia voglia di leggere queste righe e, magari, tenersela pure cara? D'altro canto, però, anche la verità è uno degli aspetti della vita quotidiana. Come ho detto prima, non bisogna per forza essere dei Nietzsche o dei giuristi o dei teologi per parlare di verità. Ci si imbatte nel potere della verità ogni giorno della propria vita, ogni piccolo gesto, ogni risposta a qualunque domanda può essere vera o falsa. E qual è quella giusta? Secondo la mia modesta opinione -evviva, esageriamo pure con le frasi fatte! Tutto il contrario di quello che sono abituata a fare quando scrivo, ma il momento della sperimentazione forse arriverà in futuro- penso che, a prescindere da chi ci si trova davanti, il gesto giusto e la risposta giusta siano quelli più veri. Il senso che do all'attributo 'vero' è 'autentico, proprio, personale, se vogliamo'. Con questo intendo che qualunque cosa sia ciò che sentiamo, se abbiamo voglia di fare qualcosa o meno, se pensiamo X invece che Y e così via, beh, quella è la risposta giusta, perché è vera, o meglio, autentica. Dire bugie è più facile di quanto si pensi. E con bugie intendo tutto ciò che non corrisponde al vero, all'autentico. 

Dico tutto questo perché 24 anni non saranno tanti, ma sono già un po'. E qualcosina ho vissuto, che mi sia piaciuto o meno, che sia stato facile o meno. Ma sono contenta, perché tutto quello di cui ho avuto esperienza mi ha fatto capire tante cose. E, tra le altre, anche che bisogna sempre essere sinceri con se stessi. E ovviamente con gli altri. E quindi, se non vi va di fare qualcosa, se pensate Z invece di K, se vi sentite così e non cosà, potrò facilmente sbagliarmi e liberissimi di pensare il contrario, ma penso sia necessario, sia benefico dirlo. Si tratta di un beneficio plurimo. Si evita di fare quello che non si vuole, ci si sente liberi di pensare Z invece di K e si fa onore alla propria psiche. Eh sì, perché dando spazio al non-autentico invece che a ciò che realmente si vuole, pensa e sente, si travia la visione di se stessi, si rischia di finire per convincersi di fare qualcosa che non si vuole, di pensare qualcosa che non si pensa, di non sentirsi nel modo in cui ci si sente. E d'altra parte, penso sia anche una forma di rispetto nei confronti degli altri. Ogni piccolo gesto, ogni parola non-autentica, potranno forse fare la felicità dell'altro per qualche breve -a volte brevissimo- periodo, ma a lungo andare, chi è davvero in grado di dirsi regolarmente qualcosa che non è? Di vivere in un modo che -seppure a un livello super-inconscio- si sa non corrispondere al modo in cui si vorrebbe vivere? Si potrebbe controbattere che la stia facendo troppo facile. Ovviamente non posso parlare per l'universo mondo, ognuno ha le proprie vicissitudini grandi e piccole e ognuno è libero di agire come preferisce e forse capita più frequentemente di quanto si pensi che purtroppo sono le circostanze a decidere per noi. E tuttavia, la mia esortazione sarebbe comunque di attenersi alla verità, di essere autentici in ogni singolo aspetto della propria vita ogni volta che la vita ci permette di scegliere liberamente e ci dà la possibilità di esprimere la nostra volontà, il nostro pensiero, il nostro stato d'animo.

Bene, fine della tirata filosofica. Questo però, come dice il titolo del blog, è uno spazio dove i pensieri volano liberi. E in fin dei conti non penso che l'idea di qualcuno debba invariabilmente restare uguale a se stessa nel tempo. D'altronde, io stessa tradivo molto spesso questa mia consapevolezza e, anche se forse ho avuto la sensazione che questa fosse la via -almeno per me, non l'ho mai effettivamente messa in pratica come adesso. Non voglio fare quel che non voglio, non voglio pensare quel che non penso, non voglio sentirmi come non mi sento. O meglio, non voglio dare l'impressione a me stessa né soprattutto a chi mi sta intorno di stare facendo qualcosa mentre invece non ho voglia di farla, di pensare una cosa invece che un'altra perché l'altro sta meglio se sa che io penso X invece che Y, di sentirmi in un modo e invece dentro reprimere tutt'altro stato d'animo (questo perché, personalmente, posso anche adorare la recitazione teatrale, ma a recitare nel mio quotidiano sono la peggior performer!). E quindi, più che posso, lascio spazio alla verità. Mi lascio essere autentica. E questo forse può far male a qualcuno per un po', e magari anche io mi insulto dicendomi che avrei potuto rispondere diversamente e interrogandomi su come si possa sentire chi ha assistito a questo mio eccesso di autenticità, ma penso che in fondo e in realtà sia sano per qualunque tipo di relazione ci sia con questo altro individuo. Perché essere autentici con se stessi e di conseguenza con gli altri permette a tutte le persone coinvolte nella detta relazione di comprendere cosa si può fare e se lo si può (e vuole) fare nel caso ci sia qualcosa da rimediare o sia semplicemente il caso di aggiustare il tiro. E una volta fatto... beh, les jeux sont faits e si tutti molto meglio. 

Che condividiate o meno il mio punto di vista, mi ha fatto comunque piacere esplicitarlo. E, a chiunque legga, mi farà piacere -se vi va- conoscerne di diversi!

A bien tôt,
Sissi

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